martedì 25 marzo 2014

Il pezzo mancante - I granchi dell'editoria #10

Articolo originale, uscito per Youbookers 

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Uno dei molti problemi di noi lettori della nuova era consumistica è la mania del possesso. Mi ritrovo giornalmente a discutere (anche contro me stessa) sul valore della biblioteca e del prestito – poi del girone infernale creato appositamente per coloro che non restituiscono i libri parleremo un'altra volta. Cerco in tutti i modi di convincermi che possedere un libro non è indice del suo valore. Uno dei libri che mi ha cambiato la vita è stato: “La fabbrica di cioccolato” di Roald Dahl, letto a sei anni in biblioteca. Mai avuto una copia. Eppure, dopo molti anni, ancora riesco a citarlo con disinvoltura in un pezzo che non c'entra assolutamente nulla. Finiamo sempre a parlare dei nostri libri preferiti, non importa su cosa verte la discussione.
Tuttavia non posso negare che esista nella mente di noi lettori un tarlo materialista e vorace che ci spinge a divorare tutti i nostri risparmi, comprando, comprando, comprando libri. Tantissimi.
L'effetto più evidente di questo circolo vizioso (formato da quattro tappe: accumuli risparmi-bruci i risparmi-accumuli libri – muori sotterrato dai libri) è la ricerca spasmodica dell'edizione più economica. Sì, perché tanti libri equivale a tanti soldi. E siccome tanti soldi non si hanno nell'era della condivisione di tutto tranne che dei suddetti, allora ci si arrangia. Questa rubrica che curo da qualche mese, fondamentalmente dovrebbe convincervi di una verità inoppugnabile: l'edizione è importante. È meglio spendere di più per un lavoro svolto come si deve che spendere meno per un lavoro trasandato. Una verità che le vostre mamme - rifiutandosi di comprarvi qualsiasi cinesata,  in attesa di un dolcevita di lana vera anziché i fuseaux di Barbie (che bramavo più di ogni altra cosa) - vi avrebbero dovuto inculcare da piccini, insieme al culto della canottiera sotto la camicia. E invece no. Invece siamo venuti su male. Noi disperati pronti a raccattare qualsiasi prezzo straccione, vi ricordate la discussione sui Newton a 0,99 centesimi? Se non ve lo ricordate andate qui. Ma prima dei Newton a #menodizero  c'erano loro: i libri dell'edicola. I classici di Repubblica-L'Espresso a un euro. Le collane del Corriere. I raccontini del Sole 24 Ore. “Ce l'ho tutti”. Come le figurine all'asilo.
S'innesca un meccanismo pericoloso che non mi sento né di condannare in toto né di celebrarlo come la vittoria dei poveri lettori contro il malvagio e ingordo sistema editoriale. Dove ci rimette uno ci rimettono entrambi. Molto spesso ad un prezzo miserevole, corrispondono traduzioni scimmiesche o decrepite, o peggio ancora: le edizioni incomplete, il mio personale supplizio. Dopo Tenera è la notte  (ed. Dalai) e I demoni (ed. Newton) si aggiunge un altro nome alla triste lista: “Il carteggio Aspern”, edizione facente parte della collana “La biblioteca di Repubblica”, a cui  manca il capitolo finale. La narrazione s'interrompe in maniera repentina e brutale. Il lettore è dapprima spiazzato, poi incredulo, poi imbufalito.
Capisco che costi un euro e non è che si può pretendere il lavoro editoriale di un team di filologi. Capisco che è l'era del precariato e ogni azienda si raccapezza come può - proprio Lunedì la Feltrinelli ha scambiato il contenuto del mio pacco ordinato online con quello di un omino con dei gusti tremendi in fatto di gialli incolpando dello sciagurato errore proprio la mancanza di personale - ma questa è un altra storia.
Davvero, mi mostro molto comprensiva. Tuttavia il fatto che manchi il finale può essere semplicemente o 1) il risultato di una sbronza epocale – avete presente il miglio d'oro ne la fine del mondo? 2) il ritorno dalla Costa Crociere. Tra l'altro i viaggi in crociera veri sono molto più mesti e ti lasciano addosso una vaga sensazione di appiccicaticcio, non di certo un'irresistibile voglia di tornarci.
Cosa ci rimane da fare, a questo punto? Esatto, amici. Spendere il doppio per procurarci un'altra edizione. Nell'elenco di libri da ricomprare per un mio personale (e sbagliato) spirito da collezionista ho già sette libri che avevo comprato in una pessima edizione. Sto adocchiando (fissando per ore in libreria in attesa che mi venga il coraggio/la malsana idea di buttare altri soldi dalla finestra, comprandoli) quest'edizione e quest'altra. Tutta colpa della taccagneria. E per le suddette cantonate ora sarò costretta a spendere il doppio. Un lavoro editoriale non è facilmente sostituibile. Ci rimettono tutti. Ma adesso il quesito più urgente è: a chi rifilerò quest'edizione immonda, questo moncherino fetido?